MAL DI SCHIENA: fattori di rischio
MAL DI SCHIENA: fattori di rischio
a cura della Dottoressa Federica Valenti – Docente Back School e Feldenkrais
Il mal di schiena è oggi una patologia così diffusa che colpisce l’80% della popolazione adulta nei paesi industrializzati. Perché un’incidenza è tanto elevata?
Viene quasi la tentazione di chiamare in causa il processo evolutivo, in difficoltà a gestire la stazione eretta… ma il problema è un altro. Le generazioni precedenti erano spesso impegnate in occupazioni fisicamente intense, talvolta in condizioni igieniche e nutrizionali povere o persino insufficienti, e il mal di schiena era meno diffuso.
Abito da più di dieci anni in un paesino dell’entroterra ligure, dove giornalmente sono testimone di veri e propri frammenti di storia. Incontro spesso degli ultranovantenni che ritornano dai boschi con piccole fascine sulle spalle, coltivano l’orto e sono del tutto autosufficienti. Certo, si lamentano dei dolori e ricordano con malinconia i vecchi tempi, ma è sorprendente la disinvoltura con cui camminano e si muovono sul terreno accidentato.
Quando li osservo, ho la certezza che proprio il loro stile di vita, anche se imposto, ha tenuto lontani i numerosi sintomi che oggi affliggono persino i più giovani.
I dolori vertebrali di origine meccanica che si cronicizzano non hanno un’origine unica e assoluta, piuttosto derivano da una serie di variabili, i cosiddetti fattori di rischio che, sommandosi, possono portare a sintomi importanti e persistenti.
Ognuno tende a ricercare, magari con innumerevoli indagini strumentali, una causa certa e inequivocabile del proprio mal di schiena come se la classificazione esatta della patologia potesse di per sé mettere sotto controllo la colonna vertebrale.
Sappiamo anche dalle statistiche che il primo episodio acuto di mal di schiena si presenta in età via via sempre più precoce, con l’evidenza che molti giovani sono esposti agli stessi fattori di rischio degli anziani e delle persone di mezza età!
Il punto di partenza è quindi individuare i fattori di rischio e modificare alcune semplici variabili.
Ma quali sono i fattori di rischio?
Possiamo raggrupparli in tre macro categorie:
1. Posture abituali scorrette
2. Stress psicologici prolungati nel tempo
3. Sconvenienti abitudini di vita
Nei prossimi articoli li analizzeremo insieme nel dettaglio. Per ora vorrei solo riassumere un concetto fondamentale:
Certamente avere una visione anatomo-patologica precisa è importante e la tempestiva diagnosi medico specialistica è fondamentale, ma è solo l’inizio di un percorso che dovrebbe avere come soggetto principale, non solo il medico e i vari terapisti, ma soprattutto il malato in prima persona, che impara a poco a poco a conoscere, capire e modificare consapevolmente il proprio stile di vita.
La Back School è sicuramente uno dei mezzi a disposizione e può aiutare questo percorso di cambiamento in modo semplice ed efficace.
Federica Valenti
Ecco come lavora la BACK SCHOOL (secondo il Programma TOSO)
PROGRAMMA DI PREVENZIONE E TERAPIA DELLE ALGIE VERTEBRALI
Informazione, analisi e correzione, percorso educativo posturale
Il programma di prevenzione e terapia dei dolori vertebrali per essere efficace deve portare ad eliminare o per lo meno, ridurre, i fattori di rischio analizzati precedentemente.
Esso si sviluppa in tappe successive e strettamente integrate tra loro:
– informazione
– analisi e correzione delle posture e dei movimenti quotidiani, anche attraverso l’utilizzo di sussidi ergonomici
– analisi e correzione delle posture e dei movimenti lavorativi, anche attraverso l’utilizzo di sussidi ergonomici
– analisi e correzione delle posture e dei movimenti sportivi, anche attraverso l’utilizzo di sussidi ergonomici
– percezione del proprio corpo ed apprendimento dei principi di base per utilizzare correttamente la colonna vertebrale durante tutto l’arco della giornata (mantenimento delle giuste curve fisiologiche, stabilizzazione del rachide, integrazione del movimento)
– esercizi di compenso e di ginnastica antalgica da effettuare in autonomia e con continuità
– recupero, ove necessario e possibile, di una adeguata mobilità articolare
– recupero, ove necessario e possibile, di un adeguato tono trofismo muscolare e di una buona elasticità muscolare
– allenamento propriocettivo per il miglioramento dell’equilibrio
– apprendimento della corretta respirazione e delle tecniche di rilassamento di base
– inserimento, ove necessario, di corrette abitudini di vita
– consuetudine all’attività motoria
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